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Certificati verdi, la riforma slitta di un anno

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5 novembre 2009

Slitta di un anno, dal 2011 al 2012, la riforma dei certificati verdi prevista dalla legge "sviluppo" approvata la scorsa estate. Troppe questioni da chiarire e troppo poco tempo per evitare l'ingestibilità della nuova disciplina che sposta dai produttori ai venditori di energia l'obbligo di garantire puntualmente le quote previste di energia prodotta con fonti rinnovabili usufruendo anche dei certificati verdi.

In mancanza di una moratoria, ed eventualmente di ulteriori modifiche e aggiustamenti, si sarebbe corso il pericolo – avevano sottolineato gli analisti sulla scorta dell'allarme lanciato dagli operatori ma anche dal ministero dello Sviluppo – di sovrapporre i due regimi, il vecchio e il nuovo, creando nei fatti una doppia imposizione. Molti dei contratti sulle partire di elettricità riferite al 2010-2011 erano infatti già stati finalizzati sulla base della disciplina in vigore.
La proroga è giunta con l'approvazione al Senato di un emendamento al ddl sugli obblighi comunitari proposto da Francesco Casoli (Pdl), già protagonista di una serie di tentativi in questa direzione. Nei giorni scorsi un emendamento analogo era stato presentato sempre da Casoli in commissione Affari costituzionali, che però lo aveva dichiarato improponibile per estraneità della materia. Casoli lo ha dunque riformulato proponendolo all'Aula, che lo ha approvato.

«Si tratta di una proroga, non della soluzione del problema» chiarisce Casoli. Una proroga «comunque essenziale per tutti coloro che altrimenti rischiavano di subire una doppia imposizione», e che lascia spazio a perfezionamenti e modifiche. «Fermo restando – sottolinea il senatore del Pdl – che la questione deve essere dipanata a livello europeo».
Il sistema dei certificati verdi era stato introdotto nel 1999 dal decreto Bersani sulla liberalizzazione elettrica con l'obiettivo di superare il criterio di incentivazione tariffaria Cip6 passando ad un meccanismo di mercato.

Il certificato verde è un titolo rilasciato ai produttori ogni 50 megawattora di energia da fonti rinnovabili certificate dal Gestore del sistema elettrico (Gse). Per assicurarsi la quota richiesta di energia verde, gli operatori possono partecipare, appunto, a un "mercato" (gestito dal Gme, il Gestore del mercato elettrico che già manovra la borsa dell'elettricità) che produce le quotazioni. Alle contrattazioni possono partecipare, come acquirenti o venditori, i produttori o i trader (anche esteri), gli importatori di energia, i clienti grossisti ma anche le associazioni di consumatori.(F.Re.)

5 novembre 2009
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